Annetta Malaspina, marchesa colta e letterata dal grande fascino.

Annetta Malaspina della Bastia (1727-1797)


“Erano d’ogni cor tormento allora

della vezzosa Malaspina i neri

occhi lucenti”



Le donne della famiglia Malaspina nel Settecento

Per comprendere la vita di alcune donne della famiglia Malaspina è necessario fare una breve premessa della situazione socioculturale dell’Italia e dell’Europa nel Settecento. Questa riflessione aiuta a collocare Annetta Malaspina in un contesto storico e culturale ben delineato, con caratteristiche peculiari, mai viste prima per quanto riguarda il coinvolgimento delle donne nei salotti letterari nell’Illuminismo e nella politica Europea dell’epoca.


I salotti letterari nell’Illuminismo

Per molti aspetti il Settecento fu il secolo delle donne. Una particolare funzione sociale e politica venne svolta nel “secolo dei lumi” dai salotti letterari: una tradizione culturale già presente in Francia dai tempi di Luigi XIV, quando ci si riuniva a intervalli regolari presso una signora di mondo nei «bureaux d’esprit».

Gli incontri erano organizzati da altolocati membri dell’alta borghesia o dell’aristocrazia riformista francese che erano soliti invitare in casa intellettuali più o meno noti per conversare e dibattere temi d’attualità o argomenti particolarmente graditi all’anfitrione.

In genere, nei salotti si leggevano opere giudicate politicamente eretiche dall’assolutismo monarchico o si discuteva di cosa stesse accadendo fuori dal mondo salottiero.

In questo ambiente culturale svolgono un ruolo preminente le donne (dette “salonnièries” o salottiere) alle quali il nuovo ideale egualitario illuminista offriva l’opportunità di collaborare, mostrando le proprie doti intellettuali, ad un progetto radicalmente riformista non più riservato ad una cultura prettamente maschile.

La diretta occupazione francese di alcuni stati della penisola, durante gli ultimi anni della guerra di successione spagnola (1707-13) segnò, a nostro avviso, nella storia della mentalità e dei rapporti di genere nell’Italia moderna, una svolta di grandissima portata, forse ancora oggi un po’ trascurata o sottovalutata.

Si tratta della fine del modello di esaltazione della verginità, clausura femminile e segregazione tra i sessi, che era stato imposto, almeno dalla metà del Cinquecento, dalla pressione congiunta della Controriforma e della cultura dell’onore spagnola: vie e spazi pubblici e politici esclusivamente maschili, segregazione delle donne nei conventi e nei ginecei domestici.

Proprio intorno all’anno 1700 si assiste invece all’abbandono quasi improvviso di questi modelli, e al rapido diffondersi, nei ceti aristocratici, di una nuova società senza segregazione delle donne, ed anzi con la partecipazione di entrambi i sessi.

Tale passaggio è provato anzitutto da quell’abbondante letteratura in cui predicatori e teologi ancora fedeli alla segregazione tra i sessi, si scagliano contro i pericoli delle “conversazioni”, che sono appunto, a nostro avviso, quelle riunioni aperte a donne e uomini, introdotte dall’influenza della società francese di corte.

In secondo luogo, testimoni di questa nuova comunicazione tra i sessi sono le riprese italiane di testi francesi in difesa degli studi delle donne, e soprattutto della nascita e il fulmineo successo di quel fenomeno letterario che fu l’Arcadia (almeno in parte d’influenza francese, si pensi all’Astrea di Onoré d’Urphé).

L’aprirsi alle donne dei saloni d’élite venne giustificato con la capacità riconosciuta alle donne di comporre poesia: l’Arcadia con i suoi pastori e pastorelle, se riletta nell’ottica della “gender history”, si rivela come un episodio non solo di storia letteraria, ma anche di storia dei rapporti di genere, di accresciuta libertà tra i sessi coniugata con l’accesso delle donne aristocratiche alla letteratura: una svolta dovuta al diffondersi anche in Italia del modello della précieuse: la donna poeta e letterata del ‘600 francese.

Ci sono differenze di fondo tra i salotti sette- e ottocenteschi, che vanno spiegate con il diverso spazio che l’opinione pubblica e la rappresentanza politica occupano negli Stati pre- e post-rivoluzionari in cui lo spartiacque è infatti la Rivoluzione Francese.

I saloni settecenteschi sono ancora limitati a dar voce ad una “opinione pubblica” soltanto letteraria, e ad accogliere una società quasi esclusivamente aristocratica, a causa delle censure e dei divieti posti dagli Stati d’Antico Regime alla libertà d’espressione e alla rappresentanza politica.

Quanto ai temi, per il Settecento, è bene capire il ruolo che svolgono nei salotti i rapporti di genere incrociati con i rapporti letterari: in che misura la guida di una donna è necessaria a costituire un salotto frequentato da uomini, e in che misura il suo ruolo di donna di mondo deve essere completato dagli studi e dall’intelligenza letteraria (si pensi al rapporto della salonnière con il suo consigliere letterario, ma anche con l’amore, il corteggiamento ed il cicisbeismo). 



Una vita tra alcove e potere


Anna Maria Malaspina, detta Annetta, nacque il 28 novembre del 1727 da Giovan Cristoforo Malaspina di Mulazzo e Dejanira Malaspina di Podenzana.

Nel 1751, si sposò con Giovanni Malaspina della Bastia, gentiluomo di camera alla corte di Don Filippo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Spagna. Nel 1748 Filippo Borbone divenne duca di Parma, Piacenza e Guastalla, prendendo il nome di Filippo I di Parma, rimanendone in carica sino alla sua morte.

In quell’epoca, la corte di Parma era molto stimata in ragione delle relazioni del Duca con le grandi corti europee e dell’educazione della coppia sovrana. Considerata come la “Piccola Parigi” o “l’Atene italiana”, Parma accoglieva numerosi artisti ma anche quasi quattro mila francesi, sotto l’autorità di un primo ministro francese anche lui: Guillaume du Tillot.

In ragione della nobiltà della sua casata, Anna Maria Malaspina fu nominata dama d’onore di Luisa-Elisabetta, consorte di Filippo di Borbone, godendo di una certa influenza a corte. Partecipava ai numerosi eventi culturali e mondani e accompagnò più volte la Duchessa Luisa-Elisabetta a Parigi, quando andava a visitare suo padre, il re Luigi XV. In quella stessa epoca, suo fratello Cesare era stato nominato ciambellano del Gran Duca Pietro Leopoldo di Toscana.

Nel 1765, la marchesa accompagnava a Genova la principessa Luisa-Maria che si recava in Spagna per sposare il principe delle Asturie,

 

Numerose citazioni di Annetta ci giungono da parte di letterati dell’epoca: per Litta, Annetta è “donna di straordinaria avvenenza, di sommo talento, generosa di cuore, ma di smisurato orgoglio” e Branchi la considera “corollario non molto decoroso” della vita del marito, marchese della Bastia, forse in riferimento alla sua relazione adultera con il primo ministro Du Tillot.

Talmente smisurata era la sua figura nella Parma dell’epoca che le vennero dedicati versi e poemi come il personaggio di “Fiorilla Dianeja” in Arcadia, dove il conte Gio. Antonio Liberati dedica ad Annetta il suo poemetto “Taneto”. Frugoni la canta come:


 “la diletta da la sorte,

 la delizia de la Corte”

 

Angelo Pezzana la definisce “dama d’ingegno vivacissimo, di persona bellissima, di modi oltre ogni credere dignitosi, nobili, cortesi”, “l’idolo al quale tutti alzavansi gl’incensieri di que’ dì, anche per gli aulici favori non duraturi che la circondavano”.

Du Tillot dirige la politica parmense dell’epoca in modo riformatore e lotta energicamente per fronteggiare nel piccolo ducato la crisi economico-sociale che avanza in tutta Europa.

In agricoltura dà impulso alla coltivazione del gelso, introduce e favorisce quella della patata, che in quel tempo si sta diffondendo in Europa.

Allenta i vincoli commerciali, favorendo esportazioni ed importazioni, curando strade e ponti. Chiama dalla Francia e dalla Svizzera abili operai e artigiani con il compito di insegnare la loro arte, concede gratuitamente locali per le nuove industrie, le finanzia, assegna pensioni agli artigiani perché formino nuovi allievi.

La stessa marchesa Malaspina si interessa di imprese industriali, come della fabbrica di tele indiane di calancà (termine che si utilizza per indicare i cotoni indiani) che Roger e Lebrun avviano a Parma nel 1757.

Attenti a ciò che avviene in Francia, stimolati dalle notizie ricevute, desiderosi d’istruirsi e di educare, felici di costruire brillanti collezioni per loro soddisfazione personale o per l’onore dello stato, gli uomini della corte si fanno arrivare i libri da Parigi, contribuendo alla diffusione del pensiero francese.

 

I DONI PER ANNETTA

È attraverso le lettere del 1761 tra Claude Bonnet (banchiere della duchessa a Parigi) e Du Tillot che comprendiamo quanta importanza avesse Annetta nella corte di Parma, che riceveva continuamenti doni e pacchi da tutta Europa. Bonnet scrive a Du Tillot: “Voi troverete nella scatola n.20 un pacchetto molto pesante indirizzato alla Signora Malaspina. Contiene dei diamanti che la signora De Stohremberg ha fatto montare per questa dama e che ha pregato tramite la Signora D’Argental di farle avere per posta.”

Le spedizioni dalla Francia arrivano a un punto tale che Du Tillot deve, a più riprese, mettervi ordine. Così Bonnet risponde al ministro nell’agosto 1765: “Continuerò a conformarmi più esattamente che mai ai vostri ordini di non ricevere alcun pacco per privati, fatta eccezione per coloro che mi avete indicato, cioè i signori di Keralio, Sanvitale, l’abate Condillac e la signora Malaspina”.

L’inventario delle scatole trasportate da ogni corriere ci permette di contare le spedizioni di fronzoli per la signora Malaspina: “una scatola di merletti” una volta “una scatola di pizzi di seta”, un’altra “una scatola di passamanerie” e persino il conte di Caylus, antiquario parigino, che invia a Du Tillot due bastoni da passeggio, specificando che il più piccolo è “per la sua innamorata”.

Il salotto di Annetta Malaspina è frequentato dal fior fiore dell’alta società e della corte ducale. Du Tillot vi conduce illustri ospiti stranieri, come il barone scozzese James Mac Donald. Il barone letterato, dopo aver visitato Voltaire a Ferney e Cesare Beccaria a Milano, passa da Parma e Annetta chiede a Frugoni qualche verso per il giovane scozzese:

“Grate son le vicende

  Dell’ozio e delle cure

  Dove Fiorilla splende

  Tutto è gioia e piacer”

 

Al tempo della visita del duca di York alla corte di Parma nel 1764, la Malaspina risplende per “bellezza, senno ed eloquenza”, compone versi e tiene “discussioni d’arte e di filosofia condilacchiana”, in particolare:

"La memoria non è altro che un modo di sentire". Dalla memoria nasce il confronto: la statua sperimenta, per esempio, l'odore di una rosa, mentre si ricorda quello del garofano; e "il confronto non è nulla di più che prestare attenzione a due cose contemporaneamente". Confronti e giudizi diventano abituali, sono contenuti nella mente e sono organizzati, in modo da formare il principio base dell'associazione delle idee. Dal confronto del passato con le esperienze presenti, rispetto al piacere che donano, nasce il desiderio; il desiderare determina il funzionamento delle nostre facoltà, stimola la memoria e l'immaginazione, e provoca passioni. Le passioni, poi, non esistono, ma sono solo sensazioni modificate.

Frugoni le dedica la poesia A Fiorilla Dianeja, pastorella Arcade. Nei primi leggiadri versi da lei fatti nel componimento esalta la cultura, la bellezza e l’intelligenza della Signora Marchesa:

Mille pregj sono in voi,

Siete, il so, sangue d’Eroi.

Siete bella, siete scaltra,

Quanto mai nol fu alcun’altra.

Il gran mondo, e la cultura

In voi tanti di natura

Doni egregj migliorò,

Parma, e Senna vi stimò

 

Nella villa del Pantaro, verso l’Enza, di proprietà della Malaspina, si gioca spesso alle “tanto amate pastorellerie dell’Arcadia”. Annetta è abile cacciatrice e partecipa in abito virile a battuti sui monti, altri versi a lei dedicati:

 

"Fiorilla, il tuo Pantano

Ti vide cacciatrice,

Ma il tuo fucil felice

Ne' colpi suoi non fu.

 

Volò il minuto piombo,

Ma la preda ancor vive:

Su l'ali fuggitive

Non volle cader giù.

 

Ninfa sublime, e bella,

Così ferir non dei:

Ad altro nata sei:

A che nascesti il so.

Brami che a te lo sveli?

A trionfar de' cori

Con occhi feritori

Amor ti destinò”

 

A Parma la vita teatrale si rivela particolarmente intensa ed è frequente imbattersi in spettacoli messi in scena dalla nobiltà, la marchesa Malaspina è tra i componenti della Società che nel 1768 fa costruire il “graziosissimo teatro” di casa Gian de Marian, in borgo delle Colonne. Vengono rappresentate per lo più tragedie, tra le quali memorabile è il successo della Marianna di Voltaire.

Il celebre poeta Carlo Innoncenzo Frugoni, in una poesia dedicata alla Malaspina, dopo essersi detto offeso per i troppi torti subìti, è disposto a far la pace: “Ma con patto, che a lecita / Sia l’entrata a quella Recita, / Che già scrisse su la Senna / Di Voltaire l’immortal penna. / Già le Dee di Giove figlie / Di voi dicon maraviglie; E le dicono di quella, / Che fedel con voi favella; / Pur lodando gli altri poi, / che si fanno onor con voi”.

Era moda all’epoca costruire allegorie in cui i convitati venivano trasformati in piante, fiori e uccelli. Frugoni rende Du Tillot protagonista di varie metamorfosi: una volta Cedro, un’altra Fenice, “uccello raro, unico al mondo”, mentre Comante Eginetico canta le lodi di un pranzo a casa Malaspina, dove trasforma i fiori in “degni convitati”: Annetta è trasformata in rosa, “de i fiori la regina”; il marito, “Il Bastia, di viver tanto / Desioso, un amaranto”; Azzo Giacinto Malaspina, marchese di Mulazzo, “Si trasformi quì in buon punto / Pien d’onor da l’Arno giunto Di Mulazzo un nobil figlio / In ranuncolo vermiglio”. Mulazzo appunto, che Frugoni richiama scherzosamente nella poesia Alla Signora Marchesa Malaspina: “Dama amabile, e in qual giorno / Vi vedrem qui far ritorno? / Da noi troppo vi togliete: / in Firenze, o in Lucca siete? / O in un luogo più romito / in due zz, e in o finito, / Che ha più sassi, che persone, / Siete voi col vecchio Adone?”. E sempre Frugoni alla marchesa che parte per Lucca scrive:

Se in Mulazzo poi passate

Quali e quante quasconate

Non udrete da chi vuole,

Padre già di molta prole,

Rugosetto più d’un poco

Di me vecchio farsi gioco;

E da gli anni anch’egli cotto

Fare ancor da giovinotto

Pur vedrete unita a lui

Una Dea, che i pregi sui

Fe passar con bel tragitto

Nel congiunto Sangue invitto.

 

Nella primavera del 1765 la marchesa Malaspina è tra le dame che accompagnano a Genova la principessa Luisa Maria, che va in Spagna per le nozze con il principe delle Asturie, il futuro Carlo IV di Spagna.

Grazie al testo di Pompeo Litta che siamo a conoscenza della missione di Annetta che, dietro la spinta del gesuita parmense Bettinelli, tentò un’azione diplomatica a favore dei gesuiti nella corte francese, con il fine di conquistare l’amore di Luigi XV e di soppiantare la marchesa Pompadour, famosa per la sua avversione contro i gesuiti. Annetta si ritrovò così politicamente contrapposta alla famosissima Pompadour, ma non riuscì a sedurre il re e tornò in patria solo con una modesta pensione della corte francese.

Litta scrive di lei: “è di questa donna che si racconta andasse in Francia col gesuita Bettinelli, per cacciar di scranno la Pompadour grande persecutrice de’ gesuiti. Si trattava di fare conoscere la bella italiana a Luigi XV, onde colle sue grazie potesse ammaliarlo a vantaggio della Compagnia di Gesù. Anna Maria fu alloggiata in Versailles, ma l’avveduta Pompadour non la perdé d’occhio, l’oppresse di cortesie, tergiversò tutti i suoi disegni. Vide però Anna Maria due volte in secreto il Re, che allora era già quasi putrido, e ritornò a casa col disonore di una pensione”.

Nel luglio 1769 Annetta gode di un assegno annuo di 24.000 lire in qualità di Cameriera Maggiore, con sette donne sotto di sé, un proprio quartiere a corte con un maestro di casa, sei servitori e un cuciniere.

Ma le sorti della marchesa cambiano quando il 24 agosto del 1769 entra a Parma la nuova duchessa Maria Amalia, figlia dell’imperatrice Maria Teresa, che sposa don Ferdinando, succeduto giovanissimo al padre nel 1765. Du Tillot cerca d’opporsi al matrimonio invano. Il marchese Cesare Malaspina, fratello di Annetta, ciambellano del granduca Pietro Leopoldo di Toscana, viene inviato alla corte di Parma “per congratularsi con l’Infante Don Ferdinando delle nozze con l’Arciduchessa Amalia”.

In questo contesto, la Malaspina continua a svolgere la funzione di Cameriera Maggiore anche della nuova duchessa ventitreenne che, per qualche tempo, finge il suo attaccamento alla marchesa. Nel giugno 1770 va a farle visita al Pantaro e, malgrado i consigli contrari, vuole vedere le due figlie della dama d’onore che sono “nel periodo dell’eruzione” per la recente inoculazione contro il vaiolo. Ma ben presto l’arciduchessa, definita anche “l’austriaca, violenta e lussuriosa, sfrenata e dispotica”, inizia ad opporre ogni sorta di difficoltà alla designazione della Malaspina come governante del bimbo che le deve nascere.

Ci vuole tutta l’autorità di Maria Teresa perché Annetta, infine nominata “aia”, possa portare la principessina al fonte battesimale al posto dell’imperatrice. Da quel momento Maria Amalia, bizzarra e vendicativa, le infligge angherie di ogni tipo raccontate da Annetta in lettere e memoriali al duca d’Aiguillon. Le ragioni di tanto astio sono da ricercare nel conflitto col ministro Du Tillot, un conflitto così tanto apro che le satire contro di lui non mancavano di colpire anche Annetta, accusata di eccessi scandalosi.

Ormai la sua relazione con il primo ministro Du Tillot è di pubblico dominio e il conte Dufort scrive:

“Credo che il suo maggior torto sia quello di essere l’amica del ministro, e di avere, forse a proposito, fatto un po’ la governante… Non conosco nessuna qui che sia più adatta al posto di cui è stata privata”

 

 

La situazione precipita quando Ferdinando raggiunge la maggior età nel 1771. Retrivo e bigotto, sotto l’influsso della moglie passa a una politica reazionaria e il 21 luglio del 1771 Maria Amalia costringe proprio Du Tillot a dare comunicazione alla Malaspina della perdita di ogni carica e della condanna alla relegazione dalla corte. Il 19 novembre dello stesso anno il grande ministro illuminato, deve lasciare Parma, dopo aver ricevuto la notifica del decreto di nomina del suo successore. La marchesa è allontanata nella sua villa del Pantaro, oltre l’Enza, dove continua a ricevere gli amici d’un tempo. La coppia venne divisa e Du Tillot, dopo essere stato accolto con benevolenza da Carlo III a Madrid, si ritira a Parigi dove muore nel 1774.

Dopo sette anni di forzata e sofferta lontananza, Annetta Malaspina viene riammessa a Parma, ma le viene vietato di ricomparire davanti al Duca e deve rinunciare alla vita di corte.

Anna Maria Malaspina, tutti gli aggettivi più belli che la descrivono, muore a Parma il 5 marzo del 1797.

È nei versi sciolti del poeta Vincenzo Monti posti a dedica della splendida nuova edizione dell’Aminta del Tasso, stampata da Bodoni nel 1788, per le nozze di Giuseppina Amalia con il conte Astaserse Bajardi, che si coglie la nostalgia di un’esperienza culturale unica e irripetibile e ricordando:

“Erano d’ogni cor tormento allora

della vezzosa Malaspina i neri

occhi lucenti”

 

Bodoni, dedicando alla marchesa Malaspina la sua nuova splendida edizione, intende rendere pubblico omaggio alla protettrice delle arti e al suo casato che vanta l’ospitalità dantesca, ma soprattutto a quell’età dell’oro della cultura parmense i cui protagonisti si stavano rapidamente allontanando dalla scena.

Annetta non era solo bellissima, era intelligente ed abile nell’oratoria, e rimarrà per sempre figura di spicco dell’azione culturale illuminata nella corte di Parma del 1700.


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