Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo, in Lunigiana, dove fu battezzato il 5 novembre 1754, terzo figlio maschio di Carlo Morello, marchese di Montereggio e Pozzo e marchese condominio di Mulazzo e Parana, e di Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna. Nel 1762 la famiglia si trasferì a Palermo, su invito del marchese Giovanni Fogliani Sforza d’Aragona, viceré di Sicilia e zio di Caterina. Nel 1765 lo zio Giovanni lo inviò al Collegio Clementino a Roma, dove Alessandro compì gli studi nella prestigiosa istituzione dal 15 maggio 1765 alla primavera del 1773. Qui Alessandro ebbe come insegnati G. Pujati, professore di retorica che dava particolare importanza alle scienze geografiche, e P. Cervelli, professore di filosofia che dava molto valore allo studio della fisica.

Nel 1771 Malaspina pubblicò a Roma le proprie tesi scolastiche di filosofia naturale, in forma di centodieci proposizioni (Theses ex physica generali), dove già compaiono segni degli interessi intellettuali e degli atteggiamenti mentali che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.

Fra i suoi compagni di studio vi furono Federico Gravina (poi ufficiale della Marina di Spagna), di cui divenne amico, Marcio Mastrilli Marchese del Gallo (poi diplomatico e ministro del Regno di Napoli) e il futuro cardinale Bartolomeo Pacca.

Come figlio cadetto, ad Alessandro si aprivano due possibilità: la vita religiosa o la carriera militare. Il padre propendeva per la prima ma non volle contrastare i desideri del figlio, che mostrò assai presto le proprie inclinazioni per la seconda. Il 4 giugno 1773 fu ricevuto nell’Ordine di Malta e nell’isola apprese le prime cognizioni dell’arte di navigare. Compì la prima crociera di cui si abbia notizia sul vascello “S. Zaccaria”, nell’autunno del 1773.

Nell’autunno del 1774 si trasferì in Spagna, accompagnato dal prozio Fogliani, e fu prontamente accettato nella Real Armada. Sebbene gli aspiranti guardiamarina dovessero frequentare un corso di studi di oltre un anno, Alessandro ricevette il grado il 18 novembre dello stesso anno. Assegnato al dipartimento marittimo di Cartagena, il 13 gennaio 1775 fu imbarcato sulla fregata “Santa Teresa” e una settimana dopo fu promosso alfiere di fregata. Quasi subito ebbe occasione di partecipare a due eventi bellici: la difesa di Melilla (piazzaforte spagnola in terra d’Africa, assediata dai Marocchini) e l’attacco di Algeri. In ambedue si distinse per valore e sangue freddo.

Il 16 marzo 1776 fu promosso alfiere di vascello e trasferito al dipartimento di Cadice. Qui conobbe il conte Paolo Greppi, cui fu poi legato da profonda amicizia, e parecchi fra i migliori ufficiali della Real Armada, alcuni dei quali lo accompagnarono nella maggiore impresa marittima della sua carriera. Nel 1777 fu trasferito sulla fregata “Astrea”, comandata da Antonio Mesía, sulla quale compì il primo viaggio oceanico alle Filippine: partito il 17 dicembre 1777, fece ritorno il 5 settembre 1779, seguendo sia all’andata che al ritorno la rotta del Capo di Buona Speranza.

Quando la Spagna, intervenendo a favore degli insorti americani, entrò in guerra con l’Inghilterra, Malaspina partecipò a scontri sui vascelli “S. Julián”, “Firme” e “S. Justo”. Sul primo si distinse particolarmente il 16 gennaio 1780, dopo la battaglia di capo Santa Maria: sebbene la nave fosse stata catturata dagli Inglesi, egli (unico ufficiale rimasto a bordo) riuscì a ricondurla nel porto di Cadice.

Nell’estate del 1782, mentre era sulla fregata “S. Clara”, ormeggiata nella baia di Algeciras, Alessandro subì la prima delle disavventure legate alla sua indipendenza intellettuale: fu denunciato al tribunale dell’Inquisizione di Siviglia per aver manifesto idee eretiche in materia religiosa, e anche per aver letto libri inglesi e francesi senza il benestare della censura. La causa si protrasse stancantemente per tredici anni, fino a concludersi con il rinvio a giudizio nel 1795.

Nel settembre 1782 si trovò imbarcato su una delle dieci batterie galleggianti corazzate impegnate nella tentata presa di Gibilterra. Fu una giornata infausta per le armi spagnole; le batterie s’incendiarono una dopo l’altra e dovettero essere precipitosamente abbandonate. Alessandro riuscì a lasciare la propria pochi istanti prima che esplodesse e trascorse il resto della notte nell’estenuante opera di salvare da morte certa feriti e naufraghi. Il 2 dicembre dello stesso anno fu promosso capitano di fregata.

Nel 1783, quando venne stipulata la pace con l’Inghilterra, Alessandro fu designato comandante in seconda della fregata “Asunción”, che doveva recare nelle Filippine la notizia della cessazione delle ostilità. Partita il 14 marzo, giunse a Cavite il 9 agosto; ripartita il 20 gennaio 1784, attraccò a Cadice il 5 luglio, sempre seguendo la rotta del Capo di Buona Speranza.

Nel 1785 gli fu assegnata la tenenza della Compagnia dei guardiamarina di Cadice ma, ambizioso di apprendere, chiese di essere incluso nel piccolo drappello di ufficiali-astronomi che, sotto la guida di Vicente Tofiño, stavano imprimendo nuovo impulso all’osservatorio astronomico di Cadice e realizzavano l’idrografia delle coste iberiche. Imbarcato sul brigantino “Vivo” partecipò a rilevazioni cartografiche nel Mediterraneo

La permanenza a Cadice gli servì anche a rafforzare amicizie e a stringerne di nuove. Fu probabilmente allora, e certo attraverso Greppi, che conobbe F. Melzi D’Eril, futuro vicepresidente della Repubblica Italiana, che ebbe poi una parte saliente nell’ultima fase della sua vita.

Inoltre, tra le persone conosciute a Cadice vi furono sicuramente anche i funzionari della Compagnia delle Filippine, che all’epoca era in un momento di rilancio e tentava di dare un nuovo assetto ai propri traffici.

I direttori della Compagnia chiesero al ministro A. Valdés y Bazán di noleggiare una nave dell’Armada e di affidarne il comando a Malaspina, che accettò e si dispose a navigare per le Filippine seguendo la rotta del Capo di Horn all’andata e quella del Capo di Buona Speranza al ritorno, facendo così il giro del mondo.

Per la missione fu scelta la fregata “Astrea”, forse sul suggerimento di Alessandro, che vi aveva già navigato. L’Astrea lasciò Cadice il 5 settembre 1786 e, dopo una breve sosta a Concepción (Cile), gettò le ancore nella rada del Callao (Perù) il 1 febbraio 1787. La fregata ripartì dopo un mese direttamente per le Filippine. Nel traversare l’Oceano Pacifico, Alessandro sperimentò una nuova rotta, giungendo a Cavite il 14 maggio, cioè in soli 75 giorni, pur avendo sostato nell’isola di Guam.

Il 29 novembre la fregata ripartì e, per lo stretto della Sonda (con una breve sosta a Batavia) e il Capo di Buona Speranza, giunse a Cadice, senza altre tappe, il 18 maggio 1788. In meno di ventuno mesi Alessandro aveva compiuto il giro del mondo; prima di lui solo dodici navigatori erano riusciti a compiere indenni, con la loro nave, la circumnavigazione del globo.

Fu certamente durante questo viaggio che Malaspina maturò il progetto di realizzare una spedizione scientifica, che stilò insieme al collega José Bustamante y Guerra e trasmise al ministro Valdés il 20 settembre 1788. Il documento precisava che, dopo le ultime grandi esplorazioni inglesi e francesi, non era probabile che esistessero ancora grandi terre da scoprire; una spedizione della Spagna doveva piuttosto mirare ad approfondire la conoscenza dei suoi possedimenti, riguardando anche discipline scientifiche quali l’astronomia, la cartografia, la geologia, la zoologia, la botanica, e senza trascurare lo studio delle varie terre sotto il profilo strategico ed economico e osservazioni sul mondo indigeno.

Il 14 ottobre Valdés comunicò che Carlo III, re di Spagna, aveva approvato il progetto. Subito iniziarono i preparativi della spedizione; nell’arsenale della Carraca (Cadice) furono costruite due corvette gemelle: la “Descubierta” e l”Atrevida”.

Fra gli ufficiali offertisi volontari per la spedizione sono da ricordare D. Alcalá Galiano, J. De Espinosa y Tello, C. Cevallos, J. Vernacci (tutti ufficiali astronomi; Vernacci era di origine italiana), e F.J. de Viana (che aveva già partecipato al periplo della fregata “Astrea”). Anche il guardiamarina più giovane, Fabio Ala Ponzone, era italiano. F. Bauzá y Cañas fu incaricato della cartografia e A. Pineda y Rodríguez ebbe il compito di coordinare la parte naturalistica, della quale si sarebbero occupati i botanici L. Née (di origine francese) e T. Hæncke, boemo. Come disegnatori furono designati J. Del Pozo e J. Guío, dei quali però Malaspina non fu soddisfatto, tanto che nel corso del viaggio li sostituì con il lombardo F. Brambilla e il parmense di origine francese) G. Ravenet.

Le corvette furono dotate dei migliori strumenti nautici e scientifici disponibili e di una gran quantità di libri e relazioni di viaggio; altre relazioni manoscritte furono cercate e copiate in vari archivi spagnoli.

Malaspina ottenne consigli da scienziati di ogni paese, fra cui gli astronomi A. De Cesaris e B. Oriani, L. Spallanzani, J. Banks, J-J de Lalande, H.W. Dalrymple. Alessandro sovrintese personalmente a ogni preparativo e dedicò gli ultimi giorni prima della partenza a preparare minuziose memorie e regolamenti per gli ufficiali.

Aveva la consapevolezza di essere sul punto di realizzare la più importante spedizione scientifica del suo secolo, la prima veramente interdisciplinare.

Malaspina lasciò Cadice il 30 luglio 1789 e vi ritornò soltanto dopo 5 anni, il 21 settembre 1794. Le corvette toccarono i più importanti approdi di quasi tutti i possedimenti spagnoli: Rio della Plata, Patagonia, Malvine, Cile, Perù, Ecuador, Panama (dove furono raccolti elementi geografici in vista di un eventuale taglio dell’istmo per quello che oggi conosciamo come il Canale di Panama), Messico, California, costa nordovest dell’America fino all’Alaska (nell’infruttuosa ricerca del leggendario “passaggio a nordovest”), Isole Marianne, Filippine e Tonga; Inoltre fecero puntare puntate anche in possedimenti inglesi (Nuova Zelanda, Australia) e portoghesi (Macao).

Di ogni luogo furono misurate le coordinate geografiche e tracciata la cartografia; fu studiata la storia naturale, copiate memorie storiche e dati statistici forniti dalle autorità locali e dai missionari più colti, raccolti reperti etnologici. In vari casi gli scienziati si spinsero anche nelle regioni interne. Malaspina lasciò il proprio nome a un ghiacciaio che scende dal monte Sant’Elia (Alaska) e a un insediamento sul golfo di San Giorgio (Patagonia).

Al suo ritorno Alessandro si dispose a riordinare, con un gruppo scelto di ufficiali, i materiali riportati dal viaggio, in vista di una corposa pubblicazione contenente tutti i risultati scientifici.

Durante il viaggio, però, si era persuaso che occorresse una seria politica di riforme per evitare che l’impero spagnolo si disgregasse e, in qualità di suddito, credeva suo dovere presentare al sovrano le proprie idee. Ma, dalla partenza della spedizione, molte cose erano cambiate: il clima intellettuale non era più favorevole alle menti illuminate, la Spagna era in guerra con la Francia repubblicana e primo ministro era divenuto il giovane M. Godoy.

Sebbene gli amici gli suggerissero prudenza, Malaspina non volle ascoltarli e studiò la maniera di trasmettere un memoriale al sovrano.

Il 5 dicembre, ricevuto a corte con Bustamante e altri due ufficiali, ebbe grandi apprezzamenti ma non trovò il modo di esporre alcunché. Tuttavia non si disarmò; nel febbraio 1795 fece recapitare a Godoy un memoriale sulle condizioni in base alle quali si sarebbe potuta stipulare una pace con la Francia. Il primo ministro gli fece rispondere di non occuparsi di politica e, dopo poche settimane, gli accordò la promozione a brigadiere.

Nel frattempo, il tribunale dell’Inquisizione riprendeva a istruire la vecchia denuncia e decideva il suo rinvio a giudizio.

Alessandro, ignaro di tutto, continuava a scrivere memoriali e, per sgravarsi in parte delle fatiche richieste dal resoconto del viaggio, accettò come coadiutore il padre Manuel Gil, dell’Ordine dei caracciolini.

Quanto ai contatti con i sovrani, pensò di utilizzare la mediazione di due dame di corte della regina, María Frías y Pizarro e María Fernández O’Connock, marchesa di Matallana.

Ma la Pizzarro, confidente e postulante di Godoy, da un lato stimolava Alessandro ad esporsi sempre più pericolosamente, dall’altra trasmetteva ogni documento non alla regina ma al primo ministro.

Verso la metà di novembre Godoy si persuase di avere sufficienti materiali per provocare la disgrazia del brigadiere. Il 22 novembre, all’Escorial, Godoy espose in una sessione del Consiglio di Stato le mosse di Malaspina e sostenne che dietro a quell’apparente piano di sicurezza nazionale vi era in realtà il disegno di abbattere la monarchia per instaurare un regime repubblicano.

Carlo IV non seppe discernere la verità e fu deciso l’arresto di Alessandro, del padre Gil e della Matallana, con l’accusa di complotto contro lo Stato.

Alessandro fu arrestato nella notte fra il 23 e il 24 novembre, i presunti complici poco dopo. Il 27 si decise di celebrare il processo, che in effetti iniziò quasi subito. Intanto i collaboratori di Malaspina venivano rinviati ai rispettivi dipartimenti e il progetto di pubblicare i risultati della spedizione fu accantonato a tempo indeterminato.

Del dibattimento processuale non si conoscono dettagli; si sa solo che fu sospeso il 17 aprile 1796 per ordine del re, che motu proprio condannò Malaspina alla segregazione nell’isolato castello di San Antón, a La Coruña, perdieci anni e un giorno”, Gil a una pena minore e la Matallana all’esilio. Alessandro giunse alla La Coruña verso la fine di aprile e sebbene fosse previsto l’assoluto isolamento, riuscì a inviare e ricevere lettere, oltre a non pochi libri e giornali.

Dalle poche lettere rimaste emerge una grande serenità e la persuasione che gli sarebbe stata fatta giustizia. Così scriveva a maggio del 1796:

“Questi mesi sono i più gloriosi, se non i più felici della mia vita”.

Approfittò del tempo disponibile per studiare le discipline che sempre lo avevano interessato e che mai aveva potuto comodamente approfondire. Scrisse anche tre operette:

  • Tratadito sobre el valor efectivo de las monedas que han corrido en España desde 200 años antes de la era vulgar hasta el presente de 1979;
  • Meditación filosófica en una mañanita de primavera sobre la existencia de un Bello esencial e invariable en la naturaleza;
  • Carta crítica sobre la obra del Quixote y la análisis que la Academia Española ha hecho preceder a sus últimas ediciones.

Nel 1799 Alessandro si ammalò di scorbuto e sugli anni seguenti abbiamo pochissime notizie.

Verso la fine del 1802 la pena definitiva fu commutata nell’esilio perpetuo e Malaspina poté tornare in Italia. Molti indizi inducono a credere che la liberazione fosse frutto delle pressioni di Napoleone (a sua volta stimolato da Melzi) su Carlo IV.

Alessandro sbarcò a Genova verso la metà del marzo 1803 e si recò in Lunigiana. Tutto era cambiato; il suo antico mondo non esisteva più. I territori degli ex feudi imperiali, fra cui Mulazzo, ora appartenevano alla Repubblica Italiana. La vicina Pontremoli apparteneva ora al Regno d’Etruria.

Nel borgo natale si fermò solo pochi giorni, decidendo di stabilirsi a Pontremoli. Il suo primo pensiero fu di recarsi a Milano per ringraziare Melzi d’Eril: in quel viaggio avrebbe salutato anche altri amici, fra i quali gli ex gesuiti spagnoli R. Ximénez (istitutore di Fabio Ala Ponzone) e J. Andrés.

Melzi gli chiese di occuparsi della fortificazione delle coste adriatiche della Repubblica Italiana e Malaspina accettò, ma a causa di alcuni contrattempi non poté condurre a termine l’incarico.

Fra il 1803 e il 1804 stilò tre memoriali, diretti ai ministri F. Prina e D. Felici, in difesa degli interessi dei contribuenti della Lunigiana, che si sentivano danneggiati dall’imposta prediale.

Verso la fine del 1804 fu incaricato di organizzare e dirigere un cordone sanitario lungo i confini fra Repubblica Italiana e Regno d’Etruria, poiché da Livorno stava diffondendosi un’epidemia di febbre gialla.

Dopo qualche mese si ammalò e dovette dimettersi. Il 30 giugno 1805 fu nominato membro del Consiglio di Stato, ma anche da questa carica si dimise quasi subito, forse in polemica con il nuovo assetto politico imposto da Napoleone (la Repubblica Italiana era stata trasformata in Regno d’Italia).

Nello stesso anno propose al governo del Regno d’Etruria di ridisegnare l’assetto doganale del traffico del sale. Sostò varie volte a Firenze, dove fu ammesso nella Società Colombaria.

Nel 1807 fu ricevuto a corte, dove volle leggere un mutato atteggiamento della Corona di Spagna verso la sua persona, e trasmise istanze volte a ottenere la revoca dell’esilio.

Durante i suoi soggiorni a Milano si legò d’amicizia con Barbarina Barbiano di Belgiojoso, ma i gravi dissapori con il fratello Luigi e la necessità di badare ai propri interessi lo indussero a ritirarsi nuovamente a Pontremoli.

Probabilmente nel 1808 si presentarono i primi sicuri sintomi della malattia incurabile che lo portò alla morte il 10 aprile 1810 a Pontremoli.



D. Manfredi


Files

Clicca qui per scaricare il file (32.80 MB)

Contatti
Ingresso e biglietti

Intero: € 4
Ridotto (bambini sotto i 7 anni e gruppi): € 2
Cumulativo (comprensivo visita Archivio Museo di Mulazzo e Castello di Lusuolo): € 6

Orari di apertura:

Data l'emergenza sanitaria da COVID-19
il nostro Museo
e l'Archivio Storico Malaspina
rimangono aperti soltanto con Area Gialla.
Lunedì - Venerdì dalle 08.30 alle 13.30
Periodo Estivo Aprile - Ottobre
a cura dell'Istituto Valorizzazione Castelli
Sabato-Domenica-Festivi dalle 15.00 alle 19.00